Commemorazione Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci e il Canton Ticino (citazione integrale)

Di Jean Olaniszyn – Aprile 2024

Leonardo di ser Piero da Vinci (Anchiano, 15 aprile 1452Amboise, Francia, 2 maggio 1519), scienziato, inventore, architetto, musicista, artista, considerato uno dei più grandi geni dell’umanità.

Firma di Leonardo da Vinci, 1507.

Il Rivellino del Castello Visconteo di Locarno

Nel Canton Ticino è conservato l’unico manufatto attribuito al genio di Leonardo: il famoso Rivellino, bastione cinquecentesco del Castello Visconteo di Locarno.

L’affascinante ipotesi dell’attribuzione a Leonardo è raccontata nel volume “Leonardo a Locarno. Documenti per una attribuzione del «rivellino» del castello 1507” (Edizioni Casagrande, Bellinzona, 2009) del prof. Marino Viganò, esperto di Storia dell’architettura militare che ha seguito le tracce del ricercatore e disegnatore svizzero Johan Rudolf Rahn (1841-1912), il primo a intuire che queste mura avevano qualche cosa di particolare che gli  ricordavano un disegno visto su un manoscritto di Leonardo, conservato alla “Bibliotheque de l`Institut” di Parigi (R. Rahn, “Monumenti artistici del Medio Evo nel Cantone Ticino”, ed. C. Salvioni, Bellinzona, 1894).

Questa ipotesi del Rahn è stata successivamente fatta propria dallo storico ticinese Virgilio Gilardoni nelle sue ricerche riguardanti gli “Inventari delle cose d’arte e d’antichità del Canton Ticino”, pubblicati sul “Bollettino della Società storica locarnese” da lui diretta.

Il “rivellino” del castello di Locarno è un baluardo con mura alte circa dieci metri e il vertice puntato a nord. Dall’esterno il blocco appare di pianta quadrangolare irregolare, con tre lati volti all’aggressore, il quarto contiguo al castello medievale.

Leonardo da Vinci ha vissuto per circa venticinque anni in Lombardia, in “terra sforzesca”, lasciando tracce che riemergono grazie al continuo studio dei suoi codici.

Il maestro – che Luigi XII, in un documento di Milano del 26 luglio 1507, definisce “nostre chier et bien ame Leonard Dauincy notre paintre et ingenieur ordinaire” – lascia nel Codice Atlantico un disegno per una fortezza, dove si nota un ampio “rivellino” acutangolo: lo si suppone pensato per qualche località montana, forse sita proprio verso il confine svizzero, dove potevano giungere i nuovi pericoli per il dominio francese della Lombardia, quindi Locarno.

Il baluardo è stato realizzato sotto l’occupazione francese del locarnese, dal 1499 al 1513 e l’ordine di fortificare Locarno risulta dato dal ‘grand maître’ a Milano, titolo portato da Charles II d’Amboise dal 1502 al 1511 (data della sua morte).

All’epoca Locarno è sicuramente la fortezza più esposta, per cui Charles II d’Amboise ne suggerire una protezione più efficace rispetto al resto dello Stato e, come raccontano le cronache dell’epoca, si reca di persona fra il 6 e il 22 luglio 1507 verso Bellinzona e Como a provvedere alle fortificazioni.

Il castello Visconteo di Locarno situato sul Lago Maggiore, fu demolito nel 1532 per ordine dei dodici Cantoni sovrani della Confederazione elvetica, che avevano preso la rocca nel 1513, lasciando intatto il “Raffelin” (rivellino).

Le ricerche del prof. Viganò, finanziate dalla famiglia dell’ambasciatore Dino Sciolli di Pura, sono state pubblicate nel “Bollettino della Società storica locarnese” (n. 10, Locarno 2007): ‘Per i 500 anni del «rivellino». Indizi su Leonardo al castello di Locarno (1507)’.

Queste indagini riccamente documentate, avvalorate da un leonardista di fama mondiale quale Pietro Carlo Marani, fanno emergere molti elementi legati al progetto di Leonardo del baluardo locarnese, il quale fu innalzato nell’estate del 1507.

Marino Viganò individua e cita con precisione la data del 17 luglio 1507.

Il rivellino del Castello Visconteo di Locarno è stato visitato più volte anche da Carlo Pedretti (1928-2018), massimo esperto di Leonardo e direttore del “The Armand Hammer Center for Leonardo Studies” di Los Angeles, il quale aveva parlato di una vera e propria svolta negli studi dedicati al genio italiano: ”Se mi chiedete di valutare, in percentuale, la probabilità che il rivellino di Locarno sia figlio del genio di Leonardo, gli indizi raccolti nelle accurate ricerche di Marino Viganò, mi spingono a dire di sì al 95 per cento”.

Il Centro culturale Rivellino LDV di Locarno

Nel bastione cinquecentesco e nell’adiacente galleria d’arte su tre piani, dal 2009 sono state organizzate a cura dei fratelli Arminio e Paolo Sciolli – fino al 2016 con la collaborazione di Jean Olaniszyn – diverse manifestazioni culturali e mostre di artisti, sia locali che internazionali, fra i molti si citano: Bob Wilson, Peter Greenaway, Mario Dondero, Oksana Mas, Alexandr Kitaev, Pavel Ignatev, Jack Kerouac, Tong Yanrunan, Tsai Ming-liang, Hito Steyerl, Martin Disler, Luca Missoni, Made Wianta (con Stephan Spicher), Valerio Adami.

Nelle sale espositive del Centro culturale il Rivellino LDV di Locarno sono stati anche presentati gli Archivi Ivan Bianchi (artista ticinese, pioniere della fotografia in Russia), gli Archivi della fondazione del Museo Hermann Hesse di Montagnola, gli Archivi Polari della collezione Sciolli, gli Archivi Mario Dondero del Nouveau Roman, una mostra con materiali provenienti dagli Archivi Gosfilmofond di Mosca (il più grande archivio cinematografico al mondo).

I rapporti di Leonardo con il Canton Ticino nei manoscritti conservati alla Bibliothéque de l’Institut de France.

 

Leonardo, Manuscrit B (Fig. 1)

Sfogliando i manoscritti di Leonardo conservati alla Bibliothéque de l’Institut de France (12 carnets datati dal 1487 al 1508), ho rilevato diverse interessanti annotazioni e disegni sull’architettura e la costruzione di opere militari (Manuscrit B: il più antico dei dodici manoscritti, datato 1487-1489) con anche l’indicazione  “Raffelin” (Manuscrit B 18-19) – ciò che potrebbe avere dei collegamenti con la costruzione del Rivellino del Castello Visconteo di Locarno, 1507 (Fig. 1).

 Leonardo, Manuscrit B (2)

Sempre nel Manuscrit B sulle pagine 37 e 38, si trovano dei riferimenti al Canton Ticino. Accanto ad un disegno, la descrizione – in scrittura speculare e nella lingua ‘italiana’ usata da Leonardo, la cui matrice ortografica richiama quella antica parlata che ci riporta al vernacolo fiorentino, inserendo talvolta anche citazioni lombarde per rendere il concetto più esemplificativo – riportata sulla scheda dell’Institut, con traduzione in francese di Charles Ravaisson-Mollien (vedi A. Quantin, Paris, 1881-1891, 6 v.): “Dessin shématique de la rivière Ticino (Tessin en Suisse) avec canaux aménagés” (Fig. 2).

(Fig. 3)

(Fig. 3) Leonardo, Manuscrit K 108 109: “Moulins et canaux du Tessin” (traduzione in francese di Charles Ravaisson-Mollien – vedi A. Quantin, Paris, 1881-1891).

Questi documenti vanno ad aggiungersi a quanto già conosciuto sui rapporti di Leonardo da Vinci con il Canton Ticino:

  1. La pagina del Codice Atlantico, presso la Biblioteca Ambrosiana a Milano (fol. 901, già fol. 328) che restituisce una nota di Leonardo da Vinci sulla Buzza di Biasca (1513): “Puo esser chaduta vna montagnia e sserrado es la bocha del Mare Rosso e proibito lesito al Mediterano e cosi ringhorghato tal mare abbia pererito el transito in fralli Gioghi Ghadetanj perche il simile abbiam veduta alli nostri tempi cadere vn vmonte di sette miglia e serare vna valle e ffarne lagho e cosi son fatti la magior parte de laghi de montj come lagho di Gharda lac di Como e Llughano el lagho Magiore”.

 (Fig. 4)

  • Sempre riferito alla “Buzza di Biasca”, lo schizzo, 1515 (fig. 3) della serie dei “Diluvi” conservato alla Royal Library, Windsor (n. 12.401) nel quale una vallata, traversata da un ponte-muraglia, è devastata da una spaventosa montata d’acqua che sradica quelle che paiono tende d’un accampamento di militi (Fig. 3).
  • Appunto sulla distanza di 30 miglia “di Gravidonja inverso Bellinzona”,  segnata nel Codice Atlantico (fol. 573, già fol. 214v.), in cui Leonardo scrive le esperienze, le esplorazioni e i viaggi compiuti. 

Autoritratto(Fig. 5)

(Fig. 5)L’Autoritratto di Leonardo da Vinci è un disegno a sanguigna su carta (cm 33,5×21,6), databile al 1517 circa e conservato nei Musei Reali di Torino, dove è attualmente in mostra dal 28 marzo al 30 giugno 2024.

 (Fig. 6)

(Fig. 6) Il “rivellino”, bastione cinquecentesco del Castello Visconteo di Locarno, fortezza attribuita ai disegni di Leonardo da Vinci, edificata nel 1507, con mura alte 10 metri e il vertice puntato a Nord.

 (Fig. 7)

(Fig. 7) Leonardo da Vinci, Manuscrit B 4 5 “Fortifications”.

 

(Fig. 8)

(Fig. 8) Incontro con il prof. Carlo Pedretti, massimo esperto di Leonardo da Vinci, sulla terrazza del Rivellino LDV di Locarno, agosto 2013, da sinistra: Jean Olaniszyn, ricercatore e operatore culturale; Dino Sciolli, ambasciatore; On. Marco Borradori, sindaco di Lugano; Prof. Carlo Pedretti, direttore dell’Armand Hammer Center for Leonardo studies di Los Angeles; Nikolai Borodachev, direttore generale di Gosfilmofond, l’Archivio Statale del cinema russo, Gosfilmofond; Padre Abramo Unal, guida spirituale della comunità Siro-Aramaica del Canton Ticino; avvocato Arminio Sciolli, direttore del Centro culturale il Rivellino LDV; Martin Kunz, direttore New York Kunsthalle (Fotografia di Robi Imfeld, archivio ELR/LDV).

 (Fig. 9)

(Fig. 9) IlProf. Igor Zhuravkov, Fondazione Costantino di San Pietroburgo(sulla sinistra) e il Prof. Carlo Pedretti, con il dipinto “Monna Vanna” attribuito a Gian Giacomo Caprotti (1480-1524), detto il Salai, allievo di Leonardo. Lugano, Museo cantonale d’arte, 26 ottobre 2009 (Fotografia, archivio ELR/LDV).

 (Fig. 10)

(Fig. 10) L’operatore culturale Jean Olaniszyn (a sinistra) con il massimo esperto di Leonardo da Vinci, prof. Carlo Pedretti e sua moglie Rossana, Rivellino, Locarno, 2013.

(Fig. 11)

(Fig. 11) Centro culturale il Rivellino LDV Locarno: Sala Gosfilmofond (Mosca), con materiali provenienti dall’archivio cinematografico più grande al mondo e le sculture di Pascal Murer.

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